Mai come in questo momento Verona ha bisogno delle Ferrovie; e mai come in questo periodo la più grande azienda italiana è lontana da Verona.
La medicina per la “cura del ferro”, richiesta a più riprese in questi anni dai Verdi per curare la città scaligera dalla sua grande malattia che è l’inquinamento atmosferico e l’aumento del traffico di auto, non compare ancora sugli scaffali ormai polverosi degli uffici ferroviari.
Tanti annunci, dall’indispensabile quadruplicamento dei binari da Venezia a Milano, al collegamento su rotaie con l’aeroporto, alla riqualificazione delle linee in provincia, al nuovo scalo merci per liberare il quartiere di S.Lucia. Nulla di tutto questo finora è accaduto; anche per un evidente distacco della Regione Veneto, che non ha nemmeno inserito Verona nel piano regionale della rete ferroviaria metropolitana, a favore invece dell’area veneziana.
E se si eccettua la recente proposta dei Verdi e di Legambiente per la ferrovia metropolitana da Legnago a Verona, peraltro sostenuta anche dal presidente della Provincia Elio Mosele, lo scenario sarebbe dipinto come una tabula rasa.
L’impegno dei Verdi è per bloccare questo inaccettabile declino, perché toglierebbe Verona dalle dinamiche di una città che si propone volano per la nuova economia con il progetto di Verona Sud e che l’ha vista protagonista con il Consorzio ZAI e con l’intuizione del Quadrante Europa.
Eppure le condizioni per il rilancio ci sono: Verona quale hub, porta verso l’Europa, che vede l’attestarsi di tutti i convogli provenienti e destinati oltre le Alpi; il rafforzamento ineludibile del traffico delle merci nel cabotaggio marittimo del Mediterraneo e del territorio nazionale; incremento
del traffico passeggeri est-ovest, ma anche verso le nazioni oltralpi e della mitteleuropa.
E non ultima, la necessità inderogabile di dar risposte al traffico dell’area metropolitana veronese, in connessione con la tramvia e con tutto il nuovo modello di trasporto collettivo urbano ed extraurbano, che dovrà adottare soluzioni non inquinanti, riducendo l’impatto dell’auto privata.
I Verdi sono pronti per invertire questo declino e la parlamentare Anna Donati, presidente della Commissione Lavori Pubblici del Senato, è a fianco di questo impegno, mentre la stessa Federazione veronese è disponibile per perseguire questi obiettivi.
Il traguardo immediato è far salire sullo stesso treno la politica e i ferrovieri, gli amministratori e i responsabili delle Ferrovie, il mercato e le esigenze sociali, in modo che ciascuno si assuma le sue responsabilità e che Verona ritorni ad essere una delle dodici locomotive dello sviluppo italiano.
Federazione dei Verdi di Verona (3357646066)
La medicina per la “cura del ferro”, richiesta a più riprese in questi anni dai Verdi per curare la città scaligera dalla sua grande malattia che è l’inquinamento atmosferico e l’aumento del traffico di auto, non compare ancora sugli scaffali ormai polverosi degli uffici ferroviari.
Tanti annunci, dall’indispensabile quadruplicamento dei binari da Venezia a Milano, al collegamento su rotaie con l’aeroporto, alla riqualificazione delle linee in provincia, al nuovo scalo merci per liberare il quartiere di S.Lucia. Nulla di tutto questo finora è accaduto; anche per un evidente distacco della Regione Veneto, che non ha nemmeno inserito Verona nel piano regionale della rete ferroviaria metropolitana, a favore invece dell’area veneziana.
E se si eccettua la recente proposta dei Verdi e di Legambiente per la ferrovia metropolitana da Legnago a Verona, peraltro sostenuta anche dal presidente della Provincia Elio Mosele, lo scenario sarebbe dipinto come una tabula rasa.
L’impegno dei Verdi è per bloccare questo inaccettabile declino, perché toglierebbe Verona dalle dinamiche di una città che si propone volano per la nuova economia con il progetto di Verona Sud e che l’ha vista protagonista con il Consorzio ZAI e con l’intuizione del Quadrante Europa.
Eppure le condizioni per il rilancio ci sono: Verona quale hub, porta verso l’Europa, che vede l’attestarsi di tutti i convogli provenienti e destinati oltre le Alpi; il rafforzamento ineludibile del traffico delle merci nel cabotaggio marittimo del Mediterraneo e del territorio nazionale; incremento
del traffico passeggeri est-ovest, ma anche verso le nazioni oltralpi e della mitteleuropa.
E non ultima, la necessità inderogabile di dar risposte al traffico dell’area metropolitana veronese, in connessione con la tramvia e con tutto il nuovo modello di trasporto collettivo urbano ed extraurbano, che dovrà adottare soluzioni non inquinanti, riducendo l’impatto dell’auto privata.
I Verdi sono pronti per invertire questo declino e la parlamentare Anna Donati, presidente della Commissione Lavori Pubblici del Senato, è a fianco di questo impegno, mentre la stessa Federazione veronese è disponibile per perseguire questi obiettivi.
Il traguardo immediato è far salire sullo stesso treno la politica e i ferrovieri, gli amministratori e i responsabili delle Ferrovie, il mercato e le esigenze sociali, in modo che ciascuno si assuma le sue responsabilità e che Verona ritorni ad essere una delle dodici locomotive dello sviluppo italiano.
Federazione dei Verdi di Verona (3357646066)