da Informacittadino.
Oggi il fabbisogno medio totale nella provincia di Vicenza, compresi i consumi delle attività produttive e le perdite di rete, supera i 350 litri per abitante al giorno per una popolazione che è arrivata a superare le 800.000 unità. Il discorso delle tariffe non vale però per i pozzi disseminati sul territorio, che rappresentano una vera e propria "vena aperta" dalla quale defluiscono milioni di metri cubi di acqua, per la maggior parte sprecata. In una decina di comuni attorno a Vicenza, compreso il capoluogo, sono stati censiti oltre 8.000 pozzi, di cui circa 2.500 a efflusso libero, con acqua "a perdere" il cui quantitativo corrisponde a quello di un "acquedotto occulto" per una città di oltre 150 mila abitanti (30 milioni di mc/anno). E ciò malgrado esistano due ordinanze del Genio Civile di Vicenza (1993 e 2000) che prescrivono la loro regolazione e la chiusura delle fontane. La presenza dei pozzi è uno spreco che non possiamo più permetterci, tanto più nelle zone dove esiste l'acquedotto. Se è vero infatti che anche le perdite degli acquedotti concorrono alla dispersione dell'acqua - le perdite degli acquedotti di Vicenza, Padova e ex-AEB sono circa il 25% su 70 milioni di mc/anno, ossia 17,5 milioni di mc/anno - volendo contenerne le perdite, diciamo al 15% si ridurrebbe il prelievo del 10%, ovvero si risparmierebbero 7 milioni di mc/anno. Ma è stato valutato che il costo per la "ricerca fughe" e la sostituzione delle tubazioni degli acquedotti assomma ad alcuni milioni di euro, tutti a carico degli utenti. Chiudendo i pozzi non necessari, invece, si risparmierebbero dai 15 ai 20 milioni di mc/anno. A costo zero.
2 commenti:
imparato molto
quello che stavo cercando, grazie
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